domenica, Aprile 28, 2024

Box Wakamatsu Koji – United red army + Caterpillar

Caterpillar

Giappone anni ‘40, i titoli di testa di Caterpillar scorrono su filmati della seconda guerra sino-giapponese. Bombe aprono crateri nel terreno, fiamme e distruzione ovunque, cannoni a pieno regime e assalti di fanteria: un perfetto war movie in presa diretta. Kubota Sally e Okada Yumi mandano in onda un’allegra marcetta militare a commento, le esplosioni coprono a tratti la fanfara, dopo qualche minuto saranno le urla di ragazze cinesi inseguite da soldati giapponesi a sovrapporsi alle note. La fiction subentra al documento, un brevissimo stacco di montaggio e lo stupro ha luogo, bestiale, con le fiamme in primo piano, in sovraimpressione.

Eccomi qua per volere di Sua Maestà Divina l’Imperatore.
In questa gloriosa luce del mattino gli dono la mia vita,
cento milioni di persone acclamano,
l’eco giunge fino al cielo
va’, soldato giapponese, combatti per la tua patria

Una bandiera sventola in primo piano, il popolo del villaggetto sfila cantando, celebra l’Impero e il suo Sole gridando Banzaï! mentre arriva la macchina nera che riporta a casa il “soldato–dio”, Kyuzo Kurokawa (Kasuya Keigo), eroe di guerra riconsegnato con tutte le medaglie e la foto della coppia imperiale alla moglie Shigeko (Terajima Shinobu), che se ne prenda cura lei, d’ora in poi.

Ogni nuovo potere che sorge ai nostri giorni si ciba deliberatamente della massa” scrive Elias Canetti in  Massa e potere, nel microcosmo di uno sperduto villaggio giapponese Wakamatsu rintraccia, identici, riti e miti della contemporaneità, tragico sincretismo culturale che non ha confini di razza o di lingua. La fantasia di Edogawa Rampo (nome d’arte nato dalla pronuncia fonetica giapponese per Edgar Allan Poe) ha creato negli anni Venti questo racconto dell’orrore, Wakamatsu ne fa un corrosivo, spiazzante, autenticamente disturbante manifesto sui disastri della guerra, sulla condizione femminile, sulle dinamiche perverse del potere e dei suoi meccanismi di controllo delle masse.
L’ambientazione storica trasforma il racconto in metafora. Sono gli anni dei fascismi imperanti, dall’Europa al Giappone, per usare le parole di Claudio Magris è in atto “l’inesorabile parabola della malattia mortale contemporanea, del delirio che insidia e sconvolge la ragione del secolo, la grottesca odissea dell’intelligenza che, per paura della vita, si trincera contro di essa, riduce l’esistenza intera a un meccanismo di difesa, si costruisce una corazza e infine si distrugge, proprio perchè si è trasformata tutta in una corazza, che soffoca ogni cosa” (Strenuo custode della vita. L’odissea dell’intelligenza contro ogni pulsione di morte, dal Corriere della sera, 19 agosto 1994)

Terajima Shinobu ha vinto per questo film l’Orso d’oro a Berlino come migliore attrice protagonista. Il suo urlo, “No, no, non è lui”, davanti all’orrendo torso umano che le hanno riconsegnato affoga nel fango della risaia dove corre disperata, mentre le note pietose di un violino la seguono, accompagnate da accordi per pianoforte dal movimento ritmico continuo, martellante.
Il torso tetraplegico di Kurokawa è al centro dell’inquadratura, assurdamente ieratico, avvolto in un kimono bianco. Breve stacco sulla divisa decorata da medaglie, poi la macchina indugia sulle menomazioni, lentamente, una per volta, con la precisione metodica di una cartella clinica: moncherini di gambe e braccia, ustione sulla tempia che sfigura la testa e mezza faccia, sordità e mutismo, solo gorgoglìi. Un pezzo di carne, nient’altro, che non basterà la buona pensione di guerra a compensare. Il destino della moglie Shigeko è segnato, i parenti si rallegrano per non averla riconsegnata alla famiglia durante la guerra, il suocero le mostra le medaglie, la cognata sciorina parole inneggianti all’eroismo del fratello e alla patria. Shigeko muta, inorridita, è lì, immobile, con il suo destino di donna impotente. “Il soldato Kurokawa è tornato sano e salvo. La sua lealtà è un modello per tutti i soldati”, le hanno detto riconsegnandolo.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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